#abbonamenti iptv italia
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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IPTV Italia : LA SCELTA PERFETTA PER IL MIGLIOR ABBONAMENTO IPTV DEL 2025 !
Il miglior abbonamento IPTV in Italia : scopri la rivoluzione dell’intrattenimento definitiva con iptv migliore In Italia.
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iptvabbonamento-blog · 6 years ago
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alessandro54-plus · 4 years ago
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IPTV e Streaming illegale, 1,5 milioni di abbonamenti oscurati dalla polizia postale
IPTV e Streaming illegale, 1,5 milioni di abbonamenti oscurati dalla polizia postale
Azzerato l’80% del flusso illegale delle IPTV in Italia. La polizia postale di Catania ha oscurato 1,5 milioni di abbonamenti streaming illegali a servizi come Sky, Dazn, Mediaset e Netflix Si tratta di un giro d’affari – illegale – dal valore di milioni di euro. A rimetterci sono i principali servizi streaming, da Sky a Dazn, da Netflix a Mediaset. A guadagnarci, invece, erano coloro che…
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napolidiretta · 5 years ago
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Per la prima volta in Italia sono stati denunciati dei cittadini che hanno utilizzato abbonamenti non ufficiali alle pay tv per guardare in maniera illegale serie, film ed eventi sportivi: il Nucleo speciale beni e servizi ne ha individuati 223. La legge sul diritto d'autore prevede la confisca degli strumenti utilizzati: ai clienti, dunque, in caso di condanna verranno confiscati il televisore, computer o smartphone. Rischiano inoltre la reclusione fino ad otto anni e una multa di 25 mila euro.Le indagini della Guardia di Finanza mirano allo smantellamento di una delle principali modalità di distribuzione illecita dei contenuti, ossia la Iptv (internet protocol television), ultima frontiera della pirateria mediante la quale i 'pirati' acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento - Dazn, Sky e Mediaset Premium su tutte - per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile dagli utenti fruitori con la sottoscrizione di un abbonamento illecito e un semplice pc, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete. FONTE  »  tv inter milan juventus altri articoli dalla categoria Calcio
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https://diggita.com/v.php?id=1651070
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italianaradio · 5 years ago
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Caccia ai “pirati” della Tv via internet, oltre duecento i denunciati
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/caccia-ai-pirati-della-tv-via-internet-oltre-duecento-i-denunciati/
Caccia ai “pirati” della Tv via internet, oltre duecento i denunciati
Caccia ai “pirati” della Tv via internet, oltre duecento i denunciati
La caccia delle fiamme gialle ai “pirati” della Tv via internet avanza e, per la prima volta in Italia, ad essere identificati e denunciati sono i clienti, responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata per accedere ai più diversi canali a pagamento. Una complessa e mirata attività del Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha infatti portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di 223 fruitori che con l’acquisto del “pacchetto” per vedere partite e serie tv si sono resi responsabili del reato di ricettazione. Un business molto fiorente quello del mercato della pirateria televisiva che si poggia su una vasta platea di clienti che lo alimentano, molto spesso ignari delle conseguenze cui si espongono e degli ingenti danni economici che tale pratica comporta sia ai titolari dei diritti sia all’economia nazionale. I 223 clienti denunciati, ignari o meno,- per via della legge sul diritto d’autore – in caso di condanna si vedranno confiscare il proprio televisore, computer e smartphone, oltre a dover onorare sanzioni fino 25.000 euro, le spese legali, e rischiare per di più fino ad otto anni di reclusione. L’attività condotta dalla Guardia di Finanza è volta allo smantellamento di una delle principali modalità di distribuzione illecita dei contenuti, ossia la c.d. IPTV (Internet Protocol Television), ultima frontiera della pirateria mediante la quale i “pirati” acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento – DAZN, Sky e Mediaset Premium su tutte – per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile, dagli utenti fruitori, con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice PC, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete. Le indagini in corso, che hanno come obbiettivo principale l’individuazione della centrale di trasmissione dei segnali illegali, delineano una complessa organizzazione composta da decine di “reseller” e centinaia di clienti che, acquistando gli abbonamenti, non solo fruiscono illegalmente della visione di eventi sportivi e altri contenuti audiovisivi, oltre ai palinsesti televisivi “pay per view”, ma alimentano il circuito criminale. Acquistando questa tipologia di abbonamento – informa la Gdf- il fruitore si trova a condividere con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando pertanto traccia delle attività illecite effettuate ed esponendosi allo stesso tempo a rischi, anche informatici, di vario tipo. L’attività sviluppata, che si è avvalsa dell’ausilio, anche di natura tecnica, della FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), rientra tra gli obbiettivi prioritari del Corpo a tutela in generale della proprietà intellettuale e, nel caso di specie, del diritto d’autore.
La caccia delle fiamme gialle ai “pirati” della Tv via internet avanza e, per la prima volta in Italia, ad essere identificati e denunciati sono i clienti, responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata per accedere ai più diversi canali a pagamento. Una complessa e mirata attività del Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha infatti portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di 223 fruitori che con l’acquisto del “pacchetto” per vedere partite e serie tv si sono resi responsabili del reato di ricettazione. Un business molto fiorente quello del mercato della pirateria televisiva che si poggia su una vasta platea di clienti che lo alimentano, molto spesso ignari delle conseguenze cui si espongono e degli ingenti danni economici che tale pratica comporta sia ai titolari dei diritti sia all’economia nazionale. I 223 clienti denunciati, ignari o meno,- per via della legge sul diritto d’autore – in caso di condanna si vedranno confiscare il proprio televisore, computer e smartphone, oltre a dover onorare sanzioni fino 25.000 euro, le spese legali, e rischiare per di più fino ad otto anni di reclusione. L’attività condotta dalla Guardia di Finanza è volta allo smantellamento di una delle principali modalità di distribuzione illecita dei contenuti, ossia la c.d. IPTV (Internet Protocol Television), ultima frontiera della pirateria mediante la quale i “pirati” acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento – DAZN, Sky e Mediaset Premium su tutte – per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile, dagli utenti fruitori, con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice PC, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete. Le indagini in corso, che hanno come obbiettivo principale l’individuazione della centrale di trasmissione dei segnali illegali, delineano una complessa organizzazione composta da decine di “reseller” e centinaia di clienti che, acquistando gli abbonamenti, non solo fruiscono illegalmente della visione di eventi sportivi e altri contenuti audiovisivi, oltre ai palinsesti televisivi “pay per view”, ma alimentano il circuito criminale. Acquistando questa tipologia di abbonamento – informa la Gdf- il fruitore si trova a condividere con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando pertanto traccia delle attività illecite effettuate ed esponendosi allo stesso tempo a rischi, anche informatici, di vario tipo. L’attività sviluppata, che si è avvalsa dell’ausilio, anche di natura tecnica, della FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), rientra tra gli obbiettivi prioritari del Corpo a tutela in generale della proprietà intellettuale e, nel caso di specie, del diritto d’autore.
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saggiosguardo · 6 years ago
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Streaming, ma quanto mi costi (e costerai)?
Per gli appassionati di film e serie TV, ma più in generale per i fruitori di contenuti televisivi, questo è un anno davvero molto ricco di movimenti. L'integrazione di Sky nella grande macchina organizzativa di Comcast sta procedendo, Netflix ed Amazon proseguono nella loro espansione dei contenuti originali (la prima anche del prezzo, purtroppo, per ora solo negli USA), stiamo iniziando a convivere con DAZN e nascono altri servizi complementari come Dplay+ che comprende i canali pay Discovery o la futura versione italiana di Starzplay. Gli elefanti nella stanza, per riprendere un modo di dire anglosassone, sono senza ombra di dubbio due: Apple TV+ e Disney+, quest'ultima rinvigorita sin dal principio dalla neo-acquisita Fox. Entrambi presentati in pompa magna dalle rispettive aziende, rafforzati di produzioni proprie e soprattutto con la prospettiva di prezzi competitivi. Anzi, nel caso di Disney vi sono già certezze, visti i già annunciati $6,99 mensili di base. È lecito aspettarsi che da Cupertino non stiano troppo lontani da tale cifra, specialmente in uno scenario dove s'integreranno nell'app principale anche contenuti terzi (Channels) con relativo extra costo.
Passare da un servizio all'altro non sarà trasparente come cambiare canale
Proposte per tutti i gusti, che senza dubbio daranno accesso ad una vastissima library. Oserei dire che con un'eccellente connessione Internet la televisione tradizionale potrebbe per vari utenti diventare pressoché inesistente, anche perché per il resto le stesse TV generaliste offrono piattaforme in streaming col loro "meglio di" e i canali in diretta per godere in ogni modo degli eventi in cui sono necessari. La TV come l'abbiamo conosciuta non scomparirà di certo presto, specialmente in Italia dove l'offerta gratuita è davvero vasta; nelle nazioni più piccole, invece, i sistemi classici di fruizione sono in pericolo o già in dismissione, a partire dal digitale terrestre, come nel caso della Svizzera che lo saluterà ad inizio giugno (facilitata, va detto, da una bassissima percentuale di utilizzatori che renderà non troppo lunga e dolorosa la transizione altrove). In futuro, al posto dei canali televisivi, avremo i vari servizi in streaming, ognuno con le sue peculiarità ed in acerrima concorrenza.
Tutto bene per l'utente? Come abbiamo detto sopra: dal punto di vista della scelta sì, innegabilmente. Ci sono però altri aspetti che non potranno essere sottovalutati. Iniziamo da quello più tecnico: così come i decoder sono ideali per avere a portata di mano tutti i canali televisivi a disposizione, altrettanto idealmente dovrebbe esserci un dispositivo o ancor meglio un'app che porti a colpo d'occhio le proposte streaming. Il primo scenario è già vicino, salvo rare eccezioni i servizi sono disponibili almeno su due tra le piattaforme smart TV Samsung, LG, Apple e Google, lasciando maggiore libertà di scelta in fase d'acquisto del mezzo di fruizione, televisore, set-top-box o stick che sia. L'app unica, invece, è e forse resterà una chimera: Amazon e ora anche Apple hanno tentato, ma raggruppano solo una parte delle piattaforme e quelle maggiori, a partire da Netflix, se ne guardano bene d'integrarsi. Anzi, avvengono pure passi indietro, come nel recente caso del supporto AirPlay eliminato dall'app Netflix per iOS. Passare da un servizio all'altro non sarà trasparente come cambiare canale. Un aspetto poco piacevole, ma tutto sommato cui ci si potrà abituare.
Nell'era streaming non ci sono penali ed obblighi contrattuali
La maggiore difficoltà negli usi e costumi sarà però sul fronte commerciale. Sino a qualche anno fa, per avere tutti i maggiori contenuti televisivi occorreva sottoscrivere Sky e Mediaset Premium, con una spesa complessiva che arrivava a circa 110 € mensili per i pacchetti completi, senza considerare opzioni come il Multivision. Il doppio abbonamento non veniva certo vissuto di buon occhio, figurarsi ora che di abbonamenti se ne prospettano circa una decina. Proviamo a fare qualche conto della serva, ipotizzando che si voglia tutto il possibile. Non possiamo non incominciare da Now TV, lo streaming targato Sky (per coerenza di narrativa escluderemo il servizio principale satellitare): ebbene, per avere i tre pacchetti principali, l'opzione HD e lo Sport si sborsano 52,98 € al mese. Vorremo però anche i contenuti di Infinity/Mediaset e, perché no, quella parte di Serie A che si vede solo su DAZN. Presto detto, 13,99 € mensili per l'abbonamento combinato proposto in promozione. Dunque tocca a Netflix, altri 13,99 € considerando il Premium con 4K, e ad Amazon Prime Video, 3,99 € se non si optasse per i 36 € annuali del pacchetto Prime completo (che giova ricordare racchiude molto altro). Non possiamo non completare il tutto con TIMvision, 4,99 €, e Dplay+, 3,99 €. Questa è la situazione attuale, però. Giochiamo con la macchina del tempo e proviamo ad immaginarci con Apple TV+ e Disney+ già operativi in Italia; ipotizziamo che entrambi costino 6,99 € al mese ciascuno. Ora possiamo fare il totale. Somma qui, somma lì... Per avere il 90% dello scibile multimediale andrebbero via 107,91 € al mese. Una cifra che aumenterebbe ulteriormente considerando il 10% escluso, composto da servizi perlopiù minori o specializzati (ad esempio il WWE Network).
Questo totale è comunque imperfetto, non comprendendo il costo della connessione Internet (che si presuppone già attiva a spese dell'utente) né di Rai Play (che di fatto paghiamo nel canone "annegato" all'interno della bolletta elettrica) né l'ammortamento graduale delle spese per i dispositivi e neanche dei possibili rincari pendenti di Netflix e gli effettivi prezzi europei che avranno i servizi Apple e Disney (che potrebbero essere superiori al previsto). Tuttavia si può notare un forte parallelismo tra la spesa di prima e dopo, a dimostrazione che questa nuova formulazione non è necessariamente più costosa per l'utente.
Si può anche risparmiare per avere tutto, facendo ping pong tra i vari servizi
In fondo non è proprio necessario avere tutto, anche perché vi sfido a trovare il tempo per guardare così tanta roba. Ci si può certamente accontentare di utilizzare solo alcuni servizi e c'è anche la possibilità di fare ping pong, pagandoli solo per brevi periodi. Già oggi molti utenti seguono questa strada, perché uno dei vantaggi dell'era streaming è che non ci sono penali e obblighi contrattuali, dunque ci si può "abbonare" ad una piattaforma solo quando si ha interesse in un determinato contenuto, consumarlo e poi passare ad altro. Avendo interesse a vagliare tutto il ventaglio dell'offerta contenendo la spesa, si potrà persino risparmiare trasformandosi in giocolieri digitali. Ma non a tutti piace questa strada e la sua complessità non è proprio il migliore incentivo in un Paese che già soffre parecchio di pirateria e chi ha il "pezzotto" (espressione gergale per il decoder IPTV) appare più furbo degli altri perché paga una frazione del prezzo legale. Ma anche negli USA, dov'è nato il fenomeno, sussiste qualche perplessità (e lì la frammentazione dei contenuti è ancor più feroce). Ciò pone dunque un interrogativo finale: lo streaming è bello e ricco, ma a quale prezzo?
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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iptv-italia-2025 · 15 days ago
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